I gitani in Spagna sono oggi oltre 750000, rappresentano la più grande comunità in Europa, e di questi circa 400000 risiedono in Andalusia.
Hanno influenzato molto la cultura di questa regione, già abituata ad accogliere nella storia etnie diverse (musulmana, ebraica, cristiana) creando attraverso questo miscuglio un luogo unico al mondo.
L’Andalusia di oggi non esisterebbe senza il popolo gitano.
Il gitano nell’immaginario è l’artista flamenco oppure lo zingaro da cui diffidare, quello cattivo di natura.
Mettiamo insieme un po’ di dati e cerchiamo di capire meglio una delle più numerose minoranze europee, i gitani Spagnoli.
Storia del popolo gitano
La storia del popolo gitano ha alcune tematiche ricorrenti: il viaggio e la persecuzione.
La partenza di questo viaggio è sicuramente l’India, da cui il popolo Rom si mise in cammino secoli fa (XI-XII sec.) verso l’Europa, dove arrivò nel XIV secolo, in Romania.
Inizialmente i gitani furono benvenuti, obbligati a lavorare come mercenari, contadini o servi di altro tipo.
La Spagna, terra promessa?
L’arrivo in Spagna risale al XV secolo, dove solo inizialmente i Calè (come si definiscono i Gitani, contrapposti ai Payos, i non Gitani) furono benvisti per la loro grande fede religiosa.
In seguito in Spagna come in tutta Europa furono vittime dei tentativi di uniformare le popolazioni e spazzare via le minoranze. Tra il XV ed il XVIII secolo oltre 200 emendamenti cercarono di limitare la cultura gitana (nel vestire, nelle tradizioni, nello stile di vita) con pene fino alla morte.
L’apice si raggiunse nel 1749 quando il re Fernando VI approvò la Grande Retata: in soli tre giorni oltre 12000 gitani furono catturati, separati uomini, donne e bambini per essere deportati nei campi di lavoro.
Ma nemmeno queste azioni indebolirono l’orgogliosa cultura di questo popolo, in molti aspetti diversa da quella del vecchio continente e per questo non vista di buon occhio.
Nel XX secolo i gitani furono vittima delle persecuzioni razziali naziste prima (circa 250000 gitani europei morirono sterminati), quelle franchiste poi ed in seguito segregati anche nelle città in quartieri periferici e degradati.
Un esempio è Siviglia dove vennero “spostati” da Triana (oggi quartiere superturistico) al Poligono Sur – Tres Mil Viviendas.
Solo a partire dagli anni 90 e negli anni 2000 l’inclusione delle minoranze è diventata una priorità per la Comunità Europea, con diversi approcci a seconda degli stati. In Andalusia, terra abituata ad accogliere ed integrare, il mix tra Calè e Payos è uno di quelli più interessanti.
Cultura e Valori
Come testimonia la sua storia, i gitani spagnoli sono orgogliosi della loro cultura e delle loro tradizioni.
La base è la famiglia, molto allargata, tanto che non si percepiscono i confini tra una e l’altra. In quartieri storici gitani, come Santiago a Jerez de la Frontera, il barrio stesso rappresenta una famiglia. Il rispetto verso gli anziani, che custodiscono le tradizioni ed il sapere, è un altro valore molto importante.
Il rifiuto di accumulare denaro, che deve essere subito speso, per godersi la vita e fare festa, è una caratteristica dei gitani spagnoli che maggiormente ha fatto storcere il naso all’Europa capitalista. Le feste interminabili, capaci di durare interi giorni, a base di balli e canti sfrenati, rendono unico l’approccio di questa gente alla vita.
Grazie all’apporto gitano nella musica e nella danza, l’Andalusia è diventata famosa nel mondo, facendo del flamenco uno stile di ballo, canto e suono riconosciuti ed acclamati a livello internazionale.
Ma in generale è parte della cultura gitana “tenere arte y compas”, avere un elevato senso artistico e del ritmo.

Essere gitani oggi
Oggi i gitani spagnoli devono lottare contro decenni di stereotipi che hanno contribuito ad emarginarli a livello sociale, per questo diventa ancora più complicato affermarsi nella società attuale.
Educazione e lavoro
L’educazione è uno dei pilastri su cui si fonda l’iniziativa spagnola di inclusione del popolo gitano, la svolta c’è stata circa 30 anni fa, dopo decenni di segregazione anche scolastica.
I risultati (secondo FSG, il Fundo Secretariato Gitano) si vedono, ma rimane un gap enorme tra scuola primaria e secondaria. Infatti circa il 95% dei giovani di etnia gitana arriva a completare gli studi primari, salvo poi lasciare in maniera massiccia la scuola tra i 15 ed i 24 anni.
Questa sfida di portare a termine il percorso scolastico diventa cruciale per ridurre l’elevato tasso di disoccupazione nella popolazione gitana, il 52%, il triplo rispetto alla media spagnola.
Diventa cruciale avere dei modelli, delle storie di successo, che sono sicuramente in aumento e che possano contribuire ad invogliare i giovani a terminare il percorso di studi, università compresa e le aziende ad accoglierli senza pregiudizio quando si tratta di assunzione.
Anche in questo campo la storia ci parla di secoli di luoghi comuni, gitani visti come abili commercianti (molti di loro lavorano come ambulanti o presso mercati), ma allo stesso tempo come troppo scaltri e per questo pericolosi.
I gitani spagnoli sono nomadi?
Altri dati interessanti ed utili ad abbattere il pregiudizio arrivano dall’aumento della stanzialità della popolazione gitana. Il 93% dei gitani spagnoli è stanziale e vive in case, anche se di questi circa il 4% in baraccopoli.
Anche in questo caso si rischiano di creare dei circoli viziosi: creazione di quartieri solo gitani, degrado e scarso investimento negli stessi, basso tasso di educazione ed integrazione della popolazione, ulteriore degrado.
Al contrario dove le amministrazioni locali sono state in grado di investire nell’integrazione si sono visti maggiori tassi di educazione, incremento dell’occupazione lavorativa e migliore convivenza con il resto della popolazione.
Nella sanità si riflette la situazione socio-economica in cui vive la maggior parte dei gitani spagnoli. Alti livelli di obesità, tasso di fumatori, basso accesso alla sanità pubblica, tutti questi sono elementi che evidenziano quanto c’è ancora da fare nella popolazione Rom per migliorarne le condizioni sanitarie in cui vivono.

L’argomento è complesso, ma in un blog turistico sull’Andalusia non può mancare un rimando ai gitani spagnoli, che tanta influenza hanno avuto e continuano ad avere in questa regione.